L’oratorio della Madonna del Restello ha un'elegante struttura ottagonale e uno stile che rappresenta un esempio straordinario di tardobarocco in Valle. L’edificio nasce come Oratorio privato ed è stato costruito come ex voto tra il 1717 e il 1726 grazie alle donazioni di denaro e terreni di importanti famiglie di Castiglione Intelvi, come i Nolfi (Nolli), tra i quali ricordiamo l'architetto Antonio, i Biughi e i Tirola una famiglia di scalpellini e stuccatori che lavorano nel piemonte sabaudo alla fine del ‘600 e inizio ‘700.
Si racconta che i valligiani, per difendersi dal contagio di un’epidemia di peste, decisero di erigere un cancello in legno in prossimità del confine con il paese di Dizzasco, che in dialetto si dice "resc-tèl", per sbarrare il passo a chi arrivava da fondovalle.
Unico esempio in Valle di edificio a pianta centrale, ha una forte valenza simbolica. L’ottagono della struttura, tipica dei Battisteri e delle chiese paleocristiane, si lega ad un numero simbolico. Dopo i sei giorni della Creazione e il seguente sabato, l’ottavo giorno è legato alla Resurrezione.
Il giorno 12 febbraio 1737 l’Oratorio è stato solennemente benedetto e consacrato come luogo di culto da Giuseppe Masperi Arciprete di Nesso delegato dell'allora Arciprete di Montronio Giovanni Antonio Bianchi. La prima Messa è stata celebrata a seguito di una processione della Reliquia del velo della Beata Vergine Maria, proveniente da Roma e procurata da Andrea Noli.
“Nell'anno 1737 il giorno 27 di gennaio con istromento rogato dal Notaio Giuseppe Antonio Inganni, gli Amministratori di detto oratorio hanno istituita una Cappellania di dodici Messe da celebrarsi ogni anno, una al mese, e quella di maggio nel giorno 23 all'altare di questo oratorio, coll'obbligo al Cappellano di recitare dopo Messa le litanie della B.V. Maria. Alle quali Messe si adempie anche di presente ora dall'Arciprete ed ora da altro sacerdote per sua delegazione, ricevendone dalla Fabbriceria la corrispondente elemosina in ragione di soldi 30 per cadauna [...].”
La realizzazione si stratifica nel tempo legandosi ai momenti di ritorno “in patria” degli artisti dai cantieri italiani ed esteri che così intendono non solo produrre opere di devozione, ma anche dimostrare la fama raggiunta.